Descrizione
Perché un Trattato? Perché una denominazione editoriale altisonante? Anche al lettore più esperto della disciplina ambientale sembrerà forse già obsoleto e non in linea con i tempi che viviamo, di acquisizioni tanto veloci nel manifestarsi quanto fragorosamente spazzate dopo, in una tumultuosa compressione dello spazio e del tempo. Un lavoro in apparenza anacronistico, da incastonare in altri periodi della Storia della Medicina, perché il web ci ha aiutato ma anche viziato al turnover quasi quotidiano.
Elevate al rango di cognizioni, le informazioni, al ritmo e rito di internet che tutto soddisfa, hanno privato i giovani il metodo formativo, basandosi solo sulla velocità informativa alla quale nessuno, quasi una sorta di obbligo sociale, resta indifferente, pena sentirsi emarginati.
Non temiamo la presunzione quando affermiamo che il Trattato possa invece colmare qualche lacuna scientifica e ridare smalto alla investigazione sistematica in tema di ambiente malato. La messe più che cospicua di denunce ambientali, di verifiche dei guasti perpetrati nei tanti decenni ci ha distolto dall’approfondimento del metodo analitico, dalla sintesi e relegato la Materia al ruolo di cronaca.
Pur consapevoli che qualche aspetto sarà stato trascurato, il presente volume si compone di quattro Parti, ognuna delle quali articolata in Sezioni i cui capitoli sviluppano argomenti omogenei.
La Parte Prima, Propedeutica, chimico-fisica, è deputata allo studio dei fondamentali chimici, all’elencazione non già pedissequa delle sostanze nocive, ubiquitarie tanto nell’outdoor, ossia nell’ambiente esterno, tanto nell’ambiente interno indoor dove si svolge gran parte della nostra vita. È in questo ambito che viene inquadrato il cambiamento climatico con le sue interazioni su la salute umana.
La Parte Seconda, Fisiopatologia e Clinica, traccia la nosografia dai predetti inquinanti e sviluppa patogenesi, prevenzione e terapia. La recente pandemia non si è sviluppata per caso, riteniamo che l’interazione con l’ambiente malato abbia avuto un largo ruolo. Così come l’evoluzione tecnologica e l’introduzione di nuovi materiali nella meccanica dei trasporti siano foriere da possibili guasti e fonti di patologie, come quelle dei metalli pesanti.
La Parte Terza, Urbanistica che traccia il futuro delle nostre città in cui dovranno armonizzarsi sviluppo economico, sociale, mobilità, tutti fattori oggi condizionati da una sorta di anarchia urbanizzata, tra le cause del mancato sviluppo di questi ultimi anni. Città e periferie, città a 15’, città a dimensione umana, tutti temi indilazionabili.
La Parte Quarta, Giuridica, con elementi di dottrina e giurisprudenza atti ad accertare responsabilità e comminare pene ma in specie idonei alla prevenzione dei reati ambientali che possano modificare la salute del singolo e della Comunità. Lo testimonia la nostra Consulta che, a più riprese, ha rilevato come salute ed ambiente vadano intesi alla stregua di valori primari che «la Costituzione prevede e garantisce» (sent. n. 210 del 1987, ma si veda anche, ad es., la sent. n. 641 del 1987), quali beni primari, cioè, degli individui e della collettività.
La fonte primaria promana dai Trattati Europei (TUE e TFUE) che indicano attraverso l’art 191 TFUE un rapporto sempre più stretto tra ambiente e salute. Questa deve essere intesa come salute del singolo ma anche della collettività in cui vive.
La ricognizione dello stato dell’arte serve, minimo modo, a farci compiere un passo utile, il superamento della prevenzione e cura dedicate al singolo lavoratore malato per avviarci a una nuova Medicina del Lavoro, integrata, una sorta di Medicina delle Comunità. Villaggi, città, metropoli sono il nuovo target cui rivolgiamo la trama editoriale qui elaborata affinché l’Amministratore pubblico e il Legislatore abbiano come stella polare la prevenzione del danno.
Uno degli scopi di questo Volume è anche quello di indicare un nuovo modo di vivere l’ambiente dove non basta mettere il prefisso “bio” per edulcorare una situazione divenuta insostenibile in tutto il pianeta. I giorni nostri sono segnati dalla globalizzazione, ricca di opportunità ma che, se la multifattorialità delle risorse non è ben indirizzata, può tradursi in globalità del danno ambientale, palese nei disastri epocali e surrettizio nei misconosciuti esempi, non per questo di minore portata.
Dedichiamo dunque questo Trattato ai giovani chimici, medici, urbanisti e giuristi perché abbiano cari non solo gli aggiornamenti sulla materia ma lo sforzo di tessere un approccio sistematico al problema la cui comprensione è interdisciplinare e multifocale. Forse è mancato finora l’assetto sistematico per l’assenza di una lettura multidisciplinare mentre ognuno cercava di sviluppare la tematica secondo la sua sola ottica.
Che l’Ambiente sia centrale, lo dimostra lo stretto rapporto con le principali patologie che osserviamo nell’uomo malato, da quelle cardio-respiratorie alle autoimmuni, ai disturbi alimentari. Traffico, trasporti e vita in ambienti malati, domestici e di lavoro, sono alla base dei principali disturbi che quasi quotidie verifichiamo e che impongono per le comunità protezioni più estensive e universali. Così, in una società sempre più meccanizzata e tecnologica, le malattie, un tempo dovute ad attività lavorative, sono uscite dalle fabbriche e si sono riversate su intere comunità. Soffriamo a causa di metalli pesanti, i nuovi killer del XXI secolo, delle nuovissime tecnologie legate all’industria automobilistica e ai manufatti industriali che ammorbano l’outdoor e sono riusciti a penetrare anche l’indoor.
Dal declino culturale, impalpabile nemico di ogni società, a nuovi momenti di eccellenza scientifica italiana. Ma per vedere il futuro dobbiamo volgerci al passato che ci ha riservato personalità scientifiche, in specie alcuni Maestri dell’Ateneo Milanese, senza i quali alcuni di noi non avrebbero oggi nulla nè da dire nè scrivere.
Un ringraziamento irrituale agli Autori e Coautori, giovani ricercatrici e studiosi, Clinici di vaglia internazionale, Giuristi di fama, Legislatori, riuniti tutti in un concerto interdisciplinare di voci, nel segno della metodologia scientifica, battistrada per gli ancora più giovani che recepiranno il testimone della sostenibilità ambientale.
Non è senza motivo, infatti, che molti argomenti siano trattati in modo corale, a più voci, superando i confini della disciplina specialistica. La conoscenza delle malattie d’ambiente ci sta aiutando a svelare i limiti di una certa settorialità, di antica reminiscenza morgagnana, per un ritorno alla visione clinica unitaria del paziente quale sistema complesso.
Last but not least, il privilegio della Prefazione del Maestro dell’Ematologia Italiana Prof. Giorgio Lambertenghi Deliliers, cui mi lega un’amicizia forte, rinsaldata da interessi scientifici comuni, nel segno di una continuità culturale che trova il nostro crogiolo nel Policlinico Cà Granda di Milano.
Aldo Ferrara