Descrizione
Un testo che “attraversa” in modo puntuale la professione infermieristica e le sue articolazioni con una sottesa visione sullo sviluppo della stessa.
Undici capitoli che a partire dalla formazione affrontano la responsabilità, le funzioni, l’esercizio professionale, la documentazione, la comunicazione, l’etica e la deontologia, l’infermieristica forense, il ruolo dei ricercatori, la formazione e la responsabilità dei formatori ma anche degli studenti, futuri professionisti.
Un “viaggio” dentro contenuti conosciuti che forse possono essere considerati scontati in quanto già acquisiti ma così non è perché anche ciò che è conosciuto, quando riletto, può assumere pieghe diverse e dare vita a riflessioni e considerazioni modulate e condizionate dal momento in cui lo si legge.
Di fatto, come sottolineato da Barbara Mangiacavalli, Presidente FNOPI nella presentazione del Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche, “la conoscenza, non è una semplice raccolta di nozioni in cui identificarsi, ma è la capacità di connettere in maniera critica e consapevole le informazioni. Conoscere significa quindi collegare”.
E questo è lo sforzo che hanno fatto gli autori di ogni capitolo con un filo rosso conduttore non esplicito ma che si coglie con estrema facilità tra le righe: il nostro Codice Deontologico.
Infatti, nel capitolo 5, dedicato alla documentazione sanitaria è sotteso il dettato dell’articolo 33 ovvero, “L’Infermiere è responsabile della redazione accurata della documentazione clinica di competenza, ponendo in risalto l’importanza della sua completezza e veridicità anche ai fini del consenso o diniego, consapevolmente espresso dalla persona assistita al trattamento infermieristico”.
È l’articolo 5, invece, quello che si legge tra le pieghe delle pagine del capitolo 6 – Etica e deontologia in ambito sanitario – “L’Infermiere si attiva per l’analisi dei dilemmi etici e contribuisce al loro approfondimento e alla loro discussione. Promuove il ricorso alla consulenza etica e al confronto, anche coinvolgendo l’Ordine Professionale”.
Il capitolo 9 che esplode la questione spinosa del “rischio” aggancia nella sua articolazione il contenuto dell’articolo 32 e dell’articolo 11: “L’Infermiere partecipa al governo clinico, promuove le migliori condizioni di sicurezza della persona assistita, fa propri i percorsi di prevenzione e gestione del rischio, anche infettivo, e aderisce fattivamente alle procedure operative, alle metodologie di analisi degli eventi accaduti e alle modalità di informazione alle persone coinvolte.”
“L’Infermiere si forma e chiede supervisione, laddove vi siano attività nuove o sulle quali si abbia limitata casistica e comunque ogni qualvolta ne ravvisi la necessità.”
I capitoli 10 e 11 che affrontano il tema del “ruolo” della ricerca e dei ricercatori e dei formatori ma anche di chi si forma alla professione richiamano fortemente gli articoli 8, 9 e 10.
“L’Infermiere, nei diversi ruoli, si impegna attivamente nell’educazione e formazione professionale degli studenti e nell’inserimento dei nuovi colleghi.”
“L’Infermiere riconosce il valore della ricerca scientifica e della sperimentazione. Elabora, svolge e partecipa a percorsi di ricerca in ambito clinico assistenziale, organizzativo e formativo, rendendone disponibili i risultati.”
“L’Infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate dalla comunità scientifica e aggiorna le competenze attraverso lo studio e la ricerca, il pensiero critico, la riflessione fondata sull’esperienza e le buone pratiche, al fine di garantire la qualità e la sicurezza delle attività. Pianifica, svolge e partecipa ad attività di formazione e adempie agli obblighi derivanti dal programma di Educazione Continua in Medicina.”
Un testo, dunque, da leggere non tutto d’un fiato ma da aprire su ciò che di volta in volta stimola il professionista a rivedere alcuni concetti e da rileggere quando si vogliono rimodulare riflessioni e considerazioni con la consapevolezza che, come disse Publio Siro, qualsiasi cosa si inizi a fare bisogna pensare bene dove si vuole arrivare.
Dott.ssa Marina Vanzetta