Il testo, dopo alcuni cenni storici sullo sviluppo del nostro Servizio Sanitario Nazionale e dei Distretti, ha l’obiettivo di fornire gli elementi essenziali sulle linee di attività previste dal livello di assistenza distrettuale. Speriamo che questo nostro contributo possa essere utile per formare una consapevolezza sulla indispensabilità di potenziare l’assistenza distrettuale attraverso quelle forme innovative di organizzazione sanitaria che emergono in modo diffuso dalle evidenze scientifiche internazionali
Il distretto e i nuovi LEA: un’ulteriore opportunità per la promozione della salute
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Descrizione
Il nostro Paese si trova, attualmente, in una fase che potremmo definire “critica”, in quanto sta uscendo, seppur lentamente e a fatica, da una crisi economica che ne ha rivelato la debolezza, e versa in una situazione politica che non è in grado di assicurare certezze per il futuro. Questa condizione ha dimostrato che gli avanzamenti in termini di benessere economico e sociale, anche una volta raggiunti, non sono definitivi, ma possono essere minati profondamente dal susseguirsi di tutte quelle sfide a cui quotidianamente il nostro Paese è chiamato a far fronte.
In ambito sanitario, il nostro Sistema Sanitario Nazionale è stato messo a dura prova dalla crisi economica, che ha determinato un necessario contingentamento delle risorse economiche e che ha sollevato molti dubbi sulla reale sostenibilità di un sistema assistenziale pubblico e universalistico. A questo si aggiunge il costante pericolo di una gestione delle risorse inadeguata ed inefficiente, pericolo che appare tanto più concreto, quanto più il nostro sistema sanitario va progressivamente frammentandosi a livello regionale.
Un tale processo è il risultato della politica di decentramento dell’organizzazione sanitaria che è stata condotta durante gli ultimi venticinque anni, attraverso l’aziendalizzazione di ospedali e Aziende Sanitarie Locali prima, e l’applicazione, anche nella sanità pubblica, del federalismo fiscale poi. Questa politica é stata concepita con la finalità di costruire un sistema sanitario capace di rispondere in modo più efficace e puntuale ai bisogni di salute peculiari delle diverse territorialità.
Nonostante le intenzioni, e nonostante i meriti che queste riforme hanno avuto, in termini di conseguenze positive sulle condizioni di salute della popolazione, tuttavia tali riforme hanno portato anche a delle problematiche di cui, nel presente, vediamo gli effetti. Tra i meriti, non si può non menzionare l’introduzione, nel 2001, dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), che garantiscono a tutti i cittadini, da parte del Servizio Sanitario Nazionale, prestazioni e servizi ritenuti essenziali, in forma gratuita o con una quota di partecipazione.
D’altro canto, però, appaiono evidenti alcune criticità insite nella coesistenza di tanti sistemi sanitari differenti quante sono le regioni italiane, i cui effetti sono misurabili attraverso indicatori demografici e di salute. Ad esempio, considerando la sopravvivenza, si registrano 3 anni di differenza tra chi nasce nella provincia autonoma di Trento (che detiene il primato di speranza di vita alla nascita) e chi nasce in Campania (che presenta i valori più bassi). Questo dato permette di riflettere su come una gestione frammentaria della sanità pubblica rischia di creare delle disuguaglianze tra individui residenti in regioni differenti, ma cittadini dello stesso Paese.
Un’altra criticità, strettamente connessa all’urgenza di un efficientamento nella distribuzione delle risorse, è quella legata alla non adeguata risposta delle politiche sanitarie ai cambiamenti demografici ed epidemiologici degli ultimi decenni. Stiamo assistendo, infatti, a un progressivo incremento dell’età media della popolazione italiana, dovuto sia al continuo avanzamento nei campi della prevenzione, diagnosi e terapia di condizioni morbose, sia alla inesorabile riduzione del tasso di fecondità.
L’invecchiamento della popolazione si associa, inevitabilmente, all’aumento della prevalenza di malattie croniche e degenerative, con conseguente aumento del carico assistenziale. Per rispondere a questa crescente complessità dei bisogni della popolazione, sarà importante puntare, con sempre maggior decisione -e quindi maggiori risorse-, sulla centralità dell’assistenza primaria, spostando la prospettiva dal contesto ospedaliero a quello territoriale, che comporta una presa in carico dell’individuo nel tempo e nei suoi peculiari bisogni assistenziali, in termini di cura e trattamento, nonché di prevenzione.
Tutto questo richiede uno sforzo, non solo economico, ma anche, e prima ancora, di programmazione sanitaria e sociosanitaria, di gestione della complessità nel momento presente, ma con uno sguardo al futuro. Solo in questo modo appare possibile mantenere un Sistema Sanitario Nazionale come quello italiano che si é dimostrato, nonostante le difficoltà, comunque efficace, solidale ed equo.
Walter Ricciardi
Istituto Superiore di Sanità; Università Cattolica del Sacro Cuore
Informazioni aggiuntive
ISBN | 978-88-6515-136-5 |
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Pubblicato | Giugno 2017 |
Formato | Brossura |
Pagine | 534 |
Interno | B/N |
Lingua | Italiano |